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Afterhours

Genere:
Gruppo Italiano

Sito:
Afterhours.it
Afterhours

Quando 16 Marzo 2010
Dove Teatro Smeraldo
Telefono 02 29006767 Servizio prenotazioni

DISCOGRAFIA:
1988 All the Good Children Go to Hell
1990 During Christine's Sleep
1993 Pop kills your soul
1995 Germi
1997 Hai paura del buio?
1999 Non è per sempre
2001 Siam tre piccoli porcellin (live)
2002 Quello che non c'è
2005 Ballate per piccole iene
2006 Ballads for Little Hyenas
2008 I Milanesi ammazzano il sabato

STORIA:
Melodia e rumore. Cut-up e ironia. È questa la ricetta con cui gli Afterhours hanno sprovincializzato la discografia del Belpaese. Se la inventa un ragazzo dell'hinterland di Milano, Emanuele Agnelli, e dal 1987 la musica italiana non sarà più la stessa. Il nome della band nasce per contrasto: Afterhours, come la canzone dei Velvet Underground, scelta proprio perché la sua tranquillità fa a pugni con le radici hardcore dell'After-filosofia. E all'inizio non è facile: perché i primi Afterhours cantano in inglese, e perché l'etichetta rock è troppo generica per questo progetto che parte da sonorità punk-crossover. Agnelli (stratocaster e voce) si fa accompagnare da Lorenzo Olgiati al basso, Paolo Cantù all'altra sei-corde e Alessandro Pellizzari dietro la batteria. Con questa line-up, dopo il singolo "My Bit Boy" registrano il minidisco di debutto All The Good Children Go To Hell (1990): profetiche polaroid di un'ondata rock italiana cresciuta a suon di Husker Du, Replacements e Pixies. Come altri gruppi di quegli anni, gli Afterhours vengono da Milano, come i Ritmo Tribale e i La Crus, altri nomi che si stanno facendo strada, guardano all'America e ignorano il cantautorato. Il mensile Mucchio Selvaggio sbatte All The Good Children Go To Hell nella Top Ten dei 10 migliori dischi italiani degli anni Ottanta, tempo due anni ed esce il primo LP: During Christine's Sleep, eletto disco del mese dalla rivista Usa Alternative Press. Sembra l'inizio di una prestigiosa carriera internazionale: gli Afterhours rappresentano l'Italia al New Music Seminar di New York, suonano ai Berlin Independence Days e flirtano con quel Gary Garsh della Geffen che poi scoprirà i Nirvana. Intanto Alternative Press continua a seguirli e nel 1991 il mini LP Cocaine Head fa capolino tra i migliori dischi del mese, mentre l'album successivo (Pop Kills Your Soul) prepara il decollo del gruppo anche dalle nostre parti. Ma nello stesso tempo gli Afterhours lentamente maturano la decisione più importante della loro carriera: cantare in italiano. I primi assaggi arrivano all'inizio dei Novanta: "Mio Fratello È Figlio Unico" è la prima traccia ufficiale cantata in italiano dagli Afterhours e compare nel tribute-album per Rino Gaetano legato ad Arezzo Wave ("E Cantava Le Canzoni", 1993). Sempre nello stesso anno, Agnelli & Co registrano una cover per un altro disco-tributo: l'autore omaggiato è Ivano Fossati, e il brano è "La Canzone Popolare", splendidamente riletta con stile dolente e incazzato. I semi sono stati gettati, ora ci vuole il disco. Che appropriatamente si chiama Germi (1995) e che segna l'Anno Zero del nuovo rock italiano. Con Germi gli After consolidano la formazione: sono entrati il batterista Giorgio Prette e il chitarrista Xabier Iriondo. Germi lotta ad armi pari con la musica straniera e rifonda la tradizione musicale italiana: i testi estremi e lucidi, scritti con il celebre, esasperato cut up alla Burroughs, sono lontani millenni-luce dalla melassa dei cantautori. Parlano delle cose vere e semplici, senza intellettualismi e forzature. Diretti e chiari come le cose vissute da Manuel. Germi travasa questa alchimia sfornando almeno tre hit ("Ossigeno", "Strategie" e "Dentro Marilyn", che rilegge in italiano la vecchia "Inside Marilyn Three Times"), lasciandosi incoronare dai critici fra i migliori esempi di rock mai fatto in Italia e triplicando in pochi mesi il pubblico ai concerti. Rotto il ghiaccio, è più facile preparare il secondo disco all-italian: anche perché gli After, lasciata la Vox Pop, firmano per la Mescal; anche perché Mina reinterpreta "Dentro Marilyn" (la reintitola "Tre Volte Dentro Me", nel disco Leggera); anche perché in preproduzione possono scartare ben 20 brani (per esempio "Baby Fiducia", recuperata 2 anni dopo). Nel 1997 esce il doppio Hai Paura Del Buio?, 19 tracce con la produzione artistica di Manuel Agnelli che sviluppano completamente il teorema After regalando ballate rock ("Pelle"), urla hardcore ("Dea" e "Lasciami Leccare L'Adrenalina"), esperienze lo-fi ("Senza Finestra" e "Mi Trovo Nuovo"), sperimentazioni psichedeliche ("Simbiosi") e ironiche invettive contro i finti alternativi ("1.9.9.6"). D'ora in poi i concerti non rinunceranno più ai 2 superclassici "Male Di Miele" e "Voglio Una Pelle Splendida". Arrivano i megaconcerti, i video e le produzioni che contano. Nel giro di 3 anni tutta la nuova musica italiana porta il marchio di Manuel Agnelli: Cristina Donà, Cesare Basile, Massimo Volume, Marco Parente e Verdena, ma gli Afterhours non perdono la rotta e lo dimostrano nel 1999 pubblicando Non È Per Sempre, la svolta pop del gruppo. Questo platter oscuro, farcito di elettronica vintage e psichedelia, dà lezioni di melodia schiaffando 4 singoli ("Baby Fiducia", "La Verità Che Ricordavo", "Bianca" e la title-track) sotto il naso dei canzonettari italioti. A due anni da "Male Di Miele", Agnelli butta fuori l'altro inno generazionale "Non Si Esce Vivi Dagli Anni Ottanta", critica alla nostalgia dello yuppismo menefreghista, qualunquista, e arrogante. Gli Afterhours sono ormai i nuovi guru, a Bologna aprono il live dei Rem (Michael Stipe ringrazierà i nostri dedicandogli "Gardening At Night") e il momento magico è fotografato nel doppio live del 2001, "Siam Tre Piccoli Porcellin". Arrivati così in alto, gli After hanno un piano ancora più ambizioso: attaccare le radici della discografia italiana lanciando nell'estate del 2001 il primo rock-festival itinerante d'Italia: il Tora! Tora!. Dagli Africa Unite ai Bluvertigo, dai Marlene Kuntz ai Subsonica, tutta la new wave italiana degli anni '90 partecipa al Lollapalooza nostrano, incoronando quella scena tricolore che aveva convinto Manuel a spingere l'evento. Ora un ciclo s'è chiuso, e la seconda svolta importante nella carriera della band è segnata da un abbandono: Xabier Iriondo lascia, per seguire a tempo pieno il progetto Six Minute War Madness. Un colpo durissimo, che però offre l'occasione per rinascere un'altra volta: gli Afterhours riempiono il vuoto imparando a suonare e comporre in maniera nuova. È in questo clima che nel 2002 nasce il nuovo disco Quello Che Non C'é: i nove brani più scuri, dilatati e politici nell'intera vicenda Afterhours. Ma non sono tutte rose e fiori. Le prime uscite live non convincono i fans della vecchia guardia: c'è chi parla di svogliatezza, di disorientamento. Ma il disco guadagna posizioni e i live, che si susseguono senza tregua lungo tutta la penisola, ritornano ancora una volta a dare ragione alle scelte della band, prima con i Mercury Rev, poi con i Twilight Singers, capeggiati da Greg Dulli, già leader degli Afghan Whigs che nel 2004 raggiunge la band a Catania, dove Agnelli & Co sono impegnati nella registrazione del nuovo album. Ma prima dell'uscita di Ballate Per Piccole Iene c'è spazio per altre due magiche esperienze, quella con il progetto "Songs With Other Strangers" che riunisce sullo stesso palco tra gli altri John Parish, Hugo Race e Cesare Basile, e quella per il film di Guido Chiesa "Lavorare Con Lentezza" in cui gli Afterhours interpretano la parte degli Area, la band guidata da Demetrio Stratos. A dicembre del 2005 Andrea Viti lascia la band per ragioni professionali, artistiche e umane e viene sostituito da Roberto Dell'Era proprio quando gli Afterhours tentano la carta internazionale con la release inglese dell'album, Ballads For Little Hyenas. La buona reazione viene seguita da un tour europeo e da alcune date oltreoceano con la benedizione di Mr. Dulli (e a Roma con Mark Lanegan): è la consacrazione definitiva di una band che ora può anche fare i conti con il proprio passato. Nel 2007 escono infatti due doppi DVD ("Non Usate Precauzioni - Fatevi Infettare" e "Io Non Tremo") che ripercorrono tutte le tappe della loro carriera degli Afterhours, dagli scantinati milanesi agli States.

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